E’ facile ricordare Tom Cruise fluttuante nel vuoto che copia files super segreti in Mission Impossibile. O Pierce Brosnan che, letteralmente, vola nel vuoto (sempre!) dei cieli russi nell’inizio di Goldeneye. O, ancora, Angelina Jolie che spara con due pistole ad un branco di aggueritissimi ed accigliatissimi nemici in Salt. O, ancora, Anne Parillaud del tutto stordita da quantitativi impossibili di narcotici in Nikita. O, infine, Daniel Craig in Skyfall che parla con fredda nonchalance al giovane “Q” di fronte al malinconico quadro di Turner alla National Gallery.
Ebbene, se le prime quattro scene sono probabilmente difficili da ripetersi nella realtà, l’ultima non lo è affatto. Ogni Servizio segreto, infatti, ha i suoi “Q” , ovvero cervelloni matematici ed ingegneristici atti ad inventare i più diversi oggetti per favorire gli agenti in missione.
E, la scena dell’ultimo James Bond è tanto più realistica, se si considera che, secondo una recente indagine, i “vecchi metodi” (parrucche, radioline, microspie..) sono quasi quasi più efficienti di quelli super moderni. L’intellettuale “Q” consegna a Bond solo ed esclusivamente una pistola (che però riconosce unicamente le impronte digitali del suo proprietario) ed una radiolina trasmittente. Penne ed altre diavolerie? “Quelle non le facciamo più da un pezzo…” informa sprezzante l’inventore.
Ed è così: la radiolina che detta messaggi in codice è, oggi, uno dei sistemi più utilizzati e discreti dalle vere spie. Insieme a parrucche e travestimenti a volte anche banali; uno dei più famosi quello da finti tennisti (con occhiali, racchette, cappellini, asciugamani in tinta) di agenti del Mossad in un hotel di Dubai per una missione contro Hamas.
Senza contare il passaggio di documenti più vecchio del mondo: niente mail, niente sms, niente intercettazioni. Semplicemente uno scambio su un marciapiede o in un ristorante o in un luogo pubblico molto affollato dove carte segrete vengono infilate in borse di apparenti sconosciuti che si incrociano apparentemente per caso.
Ma, certo, i “Q” dei Servizi non ripropongono solo vecchi schemi. Esistono nuovi “giocattoli” come il sasso spia o i microfilm da nascondersi nelle querce o il finto YouTube o la carta solubile (questa esisteva già –quanti documenti sono stati ingoiati!- ma, è stata perfezionata). “Scherzetti” che, in realtà, costano anche migliaia di dollari e che altrettanti ne possono fare guadagnare se ben utilizzati. L’esempio pratico? Recentemente una giovane coppia di sposi caricava su YouTube video del tutto innocui di automobili corredati di messaggi altrettanto vaghi. … beata innocenza: si trattava di messaggi in codice riguardanti dati segreti dell’Alleanza Atlantica…. danni per milioni di dollari….
I due diabolici coniugi lanciano un altro argomento molto sentito nel settore: spesso le spie sono sposate tra loro. Anche qui, la filmografia non manca (True lies, Mr and Mrs Smith…) ed anche la realtà è davvero così: la vita di una spia è praticamente impossibile da capire per chi spia non è. Per cui le alternative più facili sono due: o si sposano tra loro o lasciano conquiste e cuori spezzati in giro per il mondo. Perché il fascino della spia rimane invariato. E, del resto, a Richard Gere, che abbatte con la forza di un giovane leone una sconosciuta ragazza russa in “The double”, puntandole, dopo una concitata colluttazione, una pistola alla tempia per poi graziarla e sussurrarle suadente: “You’re a lucky girl”, chi direbbe mai di no?
Francesca Mignosi
|
| |
|
| |
COMMENTA L'ARTICOLO |
|
