DIAMANTI - 04/06/2013 - ANNA
I diamanti suscitano da sempre un grande fascino tra i potenti e le donne. Sono simbolo di preziosità e molti dei più grandi esemplari di questa pietra hanno storie affascinanti


È tra gli oggetti più desiderati dalle donne di tutto il mondo. “Diamonds are a girl's best friend”, canta Marilyn Monroe in un famoso film (Gli uomini preferiscono le bionde, 1953). Dal punto di vista chimico, il diamante è una forma allotropica del carbonio: detto così fa sembrare la cosa un po’ meno magica, ma è la loro origine a renderli perfetti. I diamanti sono stati scoperti inizialmente in India dove si trovavano depositi lungo i fiumi Krishna e Godavari, ed erano considerati preziosi già 4000 anni fa; per questo venivano usati nelle cerimonie. Golconda, una cittadina indiana, era il principale mercato di diamanti mentre il resto del mondo rimase per molto tempo all’oscuro di questa scoperta, perché i popoli orientali non li ritenevano importanti, preferendo la giada.
La parola diamante ha origine dal termine greco “adamas”: indomabile, invincibile a significarne la durezza. Per gli antichi romani il diamante è considerato la pietra più dura mai esistita e assume un significato simbolico connesso alle sue proprietà ed è tanto rara da avere uno spazio dedicato nel trattato Naturalis historia di Plinio il Vecchio (I d.C.). Fu solo intorno al 753 d.C. che venne importato dall’India nella Roma antica e vi sono chiari riferimenti sull’incisione e l’uso che ne facevano le nobildonne. In seguito, nell’alto Medioevo, quando i traffici marittimi si fecero frequenti, i diamanti arrivarono in Sud Africa e, in seguito, nel nuovo continente dove venivano tagliati e prodotti nelle più varie forme. Il taglio più comune è quello rotondo, denominato brillante; seguono il taglio princess, radiant e barion. Quattro fattori determinano il suo valore, le quattro "C", dalle iniziali dei termini in inglese ossia: "colour" colore, "clarity" purezza, "cut" taglio e "carat" peso. I diamanti possono assumere quasi tutte le colorazioni, dovute a impurezze o difetti strutturali: il giallo e il marrone sono le più comuni. I diamanti "neri" non sono veramente tali, contengono numerose inclusioni che danno alla gemma l'aspetto scuro. I diamanti di colore più rari sono quelli rossi, che non raggiungono mai dimensioni notevoli, seguiti da quelli verde intenso e quindi dai blu.
La purezza. Le inclusioni vengono chiamate "carboni", tuttavia sono considerate inclusioni anche le fessure naturali (o "ghiacciature"), le tracce di incipiente sfaldatura e le "linee di accrescimento" della gemma originaria. Prima del taglio, infine, il gemmologo dovrà tenere conto della forma, delle proporzioni, della simmetria e dei difetti di lucidatura. Tra i diamanti più famosi ricordiamo il diamante Cullinan. La storia narra che, nel 1905, un minatore trovò un oggetto che luccicava incastrato nel terreno: il diamante grezzo più grande mai visto. La pietra venne chiamata Cullinan in onore di Sir Thomas Cullinan, proprietario della miniera di diamanti in Sudafrica. Il Re d'Inghilterra Edoardo VII, consigliato da esperti, decise di tagliare la pietra in altre nove grandi e in molte altre più piccole. Quella con il maggior peso, la Cullinan I, fu ribattezzata Grande stella d'Africa ed è incastonata sullo scettro di Sant'Edoardo. Le gemme fanno parte dei gioielli della Corona d'Inghilterra e sono custoditi all'interno della torre di Londra. Altro diamante famoso è il Koh-I-Noor: la sua storia ebbe inizio nel 1304, quando apparteneva al Rajàh di Malwa. Il diamante venne così chiamato dal significato del suo nome che è "montagna di luce", esclamazione che fece lo Scià Nadir quando lo vide.
Costui portò poi il gioiello in Persia dove rimase fino al 1849, data in cui gli inglesi procedettero all'annessione del Punjab: l'East Indian Company divenne allora proprietaria della gemma e la regalò alla regina Vittoria. Si ritiene che questa pietra porti molta sfortuna – addirittura la morte – a qualunque uomo osi indossarlo. Viceversa, che sia fonte di fortuna per le donne che lo posseggono. Per aumentare la luminosità del diamante, si decise di tagliare nuovamente la gemma per esaltarne le qualità; il risultato finale fu il diamante di 108,93 carati che si trova nella corona della regina Elisabetta. L'Hope, conosciuto anche come il “diamante blu”, è sicuramente la gemma con l'alone più misterioso al mondo. In effetti, il destino dei proprietari del diamante non è stato felicissimo: sono morti in breve tempo. L’Hope fu acquistato nel 1688 da Jean-Baptiste Tavernier, anche se leggenda vuole che sia stato egli stesso a disincastrarlo dall’occhio di un idolo indiano, scatenandone l’ira con conseguente maledizione. Una volta venuto in possesso del diamante, Tavernier cadde in bancarotta. Fu la volta di Luigi XIV, il famigerato Re Sole, che lo fece tagliare a forma di cuore. La scia di sangue che si attribuì a questo diamante passò di mano in mano fino al 1830 quando arrivò a Londra è fini in possesso di numerosi banchieri e gioiellieri.
Henry Winston fu l’ultimo proprietario della pietra, e decise di donarla allo Smithsonian Institute di Washington. Tra storie e leggende, ve ne sono alcune più recenti, come quelle che riguardano i gioielli di Elizabeth Taylor. Un diamante di 69,42 carati, tagliato a goccia, venne venduto all’asta nel 1969 con la clausola che il compratore avrebbe potuto rinominarlo. Cartier di New York fece con successo un’offerta e lo chiamò “Cartier”. Il giorno dopo Richard Burton acquistò la pietra per una somma tenuta segreta e la donò a Elizabeth Taylor ribattezzandola “Taylor-Burton”. Il diamante fece il suo debutto a Monaco a un ballo di beneficenza, dove l'attrice lo indossò come pendente. Altri gioielli della collezione dell'attrice sono: La Pérégrina, collana di rubini, perle e diamanti, dell'inizio del 16esimo secolo, il diamante Taj Mahal e infine la spilla Principe di Galles, dalla collezione della duchessa di Windsor.
La parola diamante ha origine dal termine greco “adamas”: indomabile, invincibile a significarne la durezza. Per gli antichi romani il diamante è considerato la pietra più dura mai esistita e assume un significato simbolico connesso alle sue proprietà ed è tanto rara da avere uno spazio dedicato nel trattato Naturalis historia di Plinio il Vecchio (I d.C.). Fu solo intorno al 753 d.C. che venne importato dall’India nella Roma antica e vi sono chiari riferimenti sull’incisione e l’uso che ne facevano le nobildonne. In seguito, nell’alto Medioevo, quando i traffici marittimi si fecero frequenti, i diamanti arrivarono in Sud Africa e, in seguito, nel nuovo continente dove venivano tagliati e prodotti nelle più varie forme. Il taglio più comune è quello rotondo, denominato brillante; seguono il taglio princess, radiant e barion. Quattro fattori determinano il suo valore, le quattro "C", dalle iniziali dei termini in inglese ossia: "colour" colore, "clarity" purezza, "cut" taglio e "carat" peso. I diamanti possono assumere quasi tutte le colorazioni, dovute a impurezze o difetti strutturali: il giallo e il marrone sono le più comuni. I diamanti "neri" non sono veramente tali, contengono numerose inclusioni che danno alla gemma l'aspetto scuro. I diamanti di colore più rari sono quelli rossi, che non raggiungono mai dimensioni notevoli, seguiti da quelli verde intenso e quindi dai blu.
La purezza. Le inclusioni vengono chiamate "carboni", tuttavia sono considerate inclusioni anche le fessure naturali (o "ghiacciature"), le tracce di incipiente sfaldatura e le "linee di accrescimento" della gemma originaria. Prima del taglio, infine, il gemmologo dovrà tenere conto della forma, delle proporzioni, della simmetria e dei difetti di lucidatura. Tra i diamanti più famosi ricordiamo il diamante Cullinan. La storia narra che, nel 1905, un minatore trovò un oggetto che luccicava incastrato nel terreno: il diamante grezzo più grande mai visto. La pietra venne chiamata Cullinan in onore di Sir Thomas Cullinan, proprietario della miniera di diamanti in Sudafrica. Il Re d'Inghilterra Edoardo VII, consigliato da esperti, decise di tagliare la pietra in altre nove grandi e in molte altre più piccole. Quella con il maggior peso, la Cullinan I, fu ribattezzata Grande stella d'Africa ed è incastonata sullo scettro di Sant'Edoardo. Le gemme fanno parte dei gioielli della Corona d'Inghilterra e sono custoditi all'interno della torre di Londra. Altro diamante famoso è il Koh-I-Noor: la sua storia ebbe inizio nel 1304, quando apparteneva al Rajàh di Malwa. Il diamante venne così chiamato dal significato del suo nome che è "montagna di luce", esclamazione che fece lo Scià Nadir quando lo vide.
Costui portò poi il gioiello in Persia dove rimase fino al 1849, data in cui gli inglesi procedettero all'annessione del Punjab: l'East Indian Company divenne allora proprietaria della gemma e la regalò alla regina Vittoria. Si ritiene che questa pietra porti molta sfortuna – addirittura la morte – a qualunque uomo osi indossarlo. Viceversa, che sia fonte di fortuna per le donne che lo posseggono. Per aumentare la luminosità del diamante, si decise di tagliare nuovamente la gemma per esaltarne le qualità; il risultato finale fu il diamante di 108,93 carati che si trova nella corona della regina Elisabetta. L'Hope, conosciuto anche come il “diamante blu”, è sicuramente la gemma con l'alone più misterioso al mondo. In effetti, il destino dei proprietari del diamante non è stato felicissimo: sono morti in breve tempo. L’Hope fu acquistato nel 1688 da Jean-Baptiste Tavernier, anche se leggenda vuole che sia stato egli stesso a disincastrarlo dall’occhio di un idolo indiano, scatenandone l’ira con conseguente maledizione. Una volta venuto in possesso del diamante, Tavernier cadde in bancarotta. Fu la volta di Luigi XIV, il famigerato Re Sole, che lo fece tagliare a forma di cuore. La scia di sangue che si attribuì a questo diamante passò di mano in mano fino al 1830 quando arrivò a Londra è fini in possesso di numerosi banchieri e gioiellieri.
Henry Winston fu l’ultimo proprietario della pietra, e decise di donarla allo Smithsonian Institute di Washington. Tra storie e leggende, ve ne sono alcune più recenti, come quelle che riguardano i gioielli di Elizabeth Taylor. Un diamante di 69,42 carati, tagliato a goccia, venne venduto all’asta nel 1969 con la clausola che il compratore avrebbe potuto rinominarlo. Cartier di New York fece con successo un’offerta e lo chiamò “Cartier”. Il giorno dopo Richard Burton acquistò la pietra per una somma tenuta segreta e la donò a Elizabeth Taylor ribattezzandola “Taylor-Burton”. Il diamante fece il suo debutto a Monaco a un ballo di beneficenza, dove l'attrice lo indossò come pendente. Altri gioielli della collezione dell'attrice sono: La Pérégrina, collana di rubini, perle e diamanti, dell'inizio del 16esimo secolo, il diamante Taj Mahal e infine la spilla Principe di Galles, dalla collezione della duchessa di Windsor. 

Anna Pugliano
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