Quanta materia plastica si produce ogni giorno? E quanta plastica si deve smaltire? La plastica dal 1910 è diventata parte integrante della nostra vita. Definito come materiale “intelligente” per le sue qualità di leggerezza, resistenza e adattabilità è stata utilizzata per gli usi più comuni e per quelli più insoliti. Da quando siamo entrati nella cosiddetta “era della plastica” questo materiale è diventato per noi quasi indispensabile ma il grande problema di questo prodotto è proprio nel suo enorme uso e nel suo problematico smaltimento. Accanto infatti ai tanti vantaggi prodotti da questo versatile materiale sempre più grandi sono i problemi di inquinamento ambientale causato dalla dispersione della plastica. La plastica dispersa nell’ambiente origina non solo un elevato danno paesaggistico ma soprattutto un incessante inquinamento dell’ecosistema a causa della sua natura indistruttibile. Per cercare di diminuire gli effetti negativi della plastica ci sono vari modi. Il primo è quello di prevedere modi di recupero di questo materiale, mediante il riciclaggio e la raccolta differenziata. Il secondo è cercare di trovare soluzioni sostitutive alle plastiche tradizionali, come le plastiche degradabili. La ricerca è sempre più attiva in questo campo ed è arrivata a soluzioni che possono ritenersi considerabili. Il gruppo di investigazione della Università Politecnica della Catalogna (UPC) è riuscito a esiliare e manipolare con successo una nuova batteria scoperta nel deserto del sale di Uyuni (Bolivia), capace di produrre un biopolimero biodegradabile e biocompatibile, il PHB, utile per fabbricare trasportatori di farmaci e più in generale plastica ambientale. Questi biopolimeri naturali sono l’alternativa alla plastica che deriva dal petrolio e grazie a questa scoperta si apre una strada sostenibile per la produzione di materiale plastico. Per giungere a tutto ciò è stato necessario un insieme di microbiologia, biotecnologia, chimica e ingegneria dei materiali affinchè da un batterio, quale il Bacillus megateri uyuni S29 si producesse una quantità di PHB del 70%. La naturalezza del batterio, la sua grande quantità e l’estrema sanità del territorio in cui si trova fa si che si aprino le porte alla valorizzazione industriale di acque effluenti con un alta concentrazione di sale in modo da rendere questi ambienti i vivai della batteria per produrre a scala industriale quantità di PHB in modo controllato. Questo tipo di scoperte hanno una importanza enorme in quanto il continuo svilupparsi dell’essere umano porta ad una continua accumulazione di rifiuti che per il nostro pianeta non è più sostenibile ed è necessario ora più che mai trovare soluzioni non solo per eliminare i rifiuti ma anche per non produrne.
Ricerche publicate nella revista Food Technology & iotechnology e Journal of Applied Microbiology e la Agenzia SINC.
Annalisa Pellegrino |
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