L’ undici settembre le strade della Catalogna si riempiono di orgoglio catalano. I colori e le bandiere catalane vestono la gente e affollano le piazze. Nel 1980, in questo preciso giorno, con lo statuto delle autonomie la Catalogna viene riconfermata come Comunità Autonoma, privilegio che aveva perso nel 1714 quando cadde nelle mani delle truppe borboniche e le sue istituzioni persero potere. In questa giornata, chiamata la Diada, quello che si rivendica è l’indipendenza della Catalogna e ora più che mai il peso di questa richiesta si fa sentire. Con la crisi che giorno dopo giorno preoccupa sempre di più i catalani a furor di popolo chiedono l’ indipendenza. Ma perché la Catalogna vuole essere indipendente? La Spagna è divisa in Comunità Autonome che dispongono di un certo livello di autonomia, ma ce ne sono alcune, come la Catalogna, che hanno una nazionalità storica, il che significa che storicamente non erano parte del Regno della Castiglia. Da qui parte la rivendicazione forte da parte del popolo catalano in quanto nazione. Ma la verità è che la Catalogna vuole l’indipendenza per ragioni prettamente economiche: è una delle Comunità più ricche della Spagna e pensa che uscendo dallo Spagna e diventando uno Stato a sé possa uscire dalla crisi più velocemente e possa soprattutto sottrarsi al pagamento eccessivo di tasse che paga alla Spagna per essere parte di questa Ma questo è vero?E soprattutto la scissione dalla Spagna è un processo possibile? Riguardo l’aspetto economico si può dire che con lo staccarsi dalla Spagna la Catalogna pagherebbe meno tasse come Comunità Autonoma ma lo stesso non succederebbe per i cittadini che si troverebbero più o meno nelle stesse condizioni. Per quanto riguarda invece la fattibilità del processo di scissione, al contrario di quello che molti pensano, questo sarebbe realizzabile. La problematica con la quale si cerca di contrastare questo processo di allontanamento è quello della fuoriuscita della Comunità Autonoma dall’ambito della Unione Europea, ma Paesi come la Groenlandia ( uscita dall’UE nel 1982 tramite referendum) o Berlino est (entrata automaticamente nell’UE dopo la riunificazione con Berlino ovest), ci hanno mostrato che sia l’uscita sia l’entrata nell’UE sono processi fattibili. Il popolo catalano da sempre lotta per la sua indipendenza ma quest’ anno non ci sono state solo manifestazioni e cartelloni colorati. Con una organizzazione capillare e una massiva partecipazione in internet è stato creato un progetto chiamato “La via catalana, fino all’indipendenza” (http://via.assemblea.cat/ca/). L’assemblea Nazionale Catalana (ANC) con 400 assemblee territoriali e una cinquantina di assemblee di settore hanno previsto una azione davvero imponente: una mobilitazione massiccia di tutto il popolo catalano con la realizzazione di una catena umana lunga 400 Km e composta da più di 400.000 persone che ricopre tutto il territorio catalano. Con questa manifestazione pacifica e organizzata il popolo catalano rivendica la possibilità della Catalogna di diventare un nuovo Stato d’Europa. Questa catena umana è sicuramente di forte impatto in quanto richiama la prima catena umana realizzata nel 1989 nelle allora Repubbliche socialiste Estonia, Lettonia e Lituania, dove venne realizzata come protesta popolare pacifica che mirava ad attirare l’opinione pubblica sulle condizioni economiche dei tre Stati baltici e che con più di 2 milioni di persone e una catena di circa 600 km passava attraverso Tallin, Riga e Vilnius, le tre capitali. Anche questa catena ha i suoi scopi ben definiti: un referendum popolare per la autodeterminazione della Catalogna come nazione e la convocazione di una consulta entro il 2014 per decidere le sorti della Comunità Autonoma. Il 52% dei catalani vuole l’indipendenza ma il Ministro degli Esteri Josè Manuel Garcia Margallo insiste sull’unione della Spagna e spera di trovare soluzioni alternative per soddisfare le esigenze e i desideri del popolo catalano.
Annalisa Pellegrino |
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