FIGLI DI CHI? - 06/10/2013 - FRANCESCA
Se avete voglia di un figlio (da soli o in coppia, non cambia), ma una certa pigrizia vi prende, non temete: non c’è bisogno di impegnarsi o preoccuparsi più di tanto. Da diversi anni, ormai, esistono tecniche e laboratori in grado di fare più o meno qualunque cosa. Messi da parte i più diversi problemi etici e i ricordi di famiglie sorridenti composte da soggetti ben definiti (un padre, una madre, uno o più bambini…), il ventunesimo secolo ci ha, paradossalmente, ributtati nel passato, nel primitivo, facendoci ritrovare richiami animaleschi di chi si unisce in coppia a tempo determinato e, magari, senza nemmeno vincoli fisici, a soli scopi riproduttivi e non certo per organizzare tribù amorose con cui condividere colazioni, pranzi e scampagnate la domenica.
La nuova famiglia, può, quindi, essere formata da una donna sola, da due donne, da due uomini – molto più difficilmente da un uomo solo, ma può accadere anche questo.
I suddetti soggetti, presi singolarmente, non sono, ovvio, in grado di procreare, ma la tecnologia arriva potente in loro soccorso.
Una donna sola o due donne, in età fertile, hanno pochissime difficoltà: ferma restando la possibilità di inseminazione “legale” in cliniche, per esempio, inglesi, danesi o spagnole, possono fare ancor prima, ordinando “seme umano” (così qualificato dal venditore) via internet o- e siamo al vero “fai da te”- trovare amici compiacenti che glielo forniscano. E’ un fenomeno in crescita quello del donatore amico, molto in auge per evitare lungaggini burocratiche, dogane lente e spese notevoli. Certo, l’amico può anche farsi pagare qualcosa per il suo “dono”, ma mai quanto cliniche e medici blasonati. E, poi, si sa, comunque, chi è il padre del bambino ed è, certo, tutto più naturale…
Discorso più complicato, di sicuro, per gli uomini che si devono trovare una donna disposta a partorire per loro e, soprattutto, a lasciargli il nascituro, il ben noto “utero in affitto” , tanto di moda tra nobili, attori e cantanti. Operazione, di sicuro parecchio, costosa, ma, anche qui non impossibile, smanettando un po’ in più sul solito internet .
La “donatrice” donna può, però, “servire” anche in un altro caso e cioè come donatrice di ovuli ad altre donne i cui ovuli non fanno il loro dovere, appunto.
Sebbene tutto questo ricordi vagamente Frankestein, è inutile storcere il naso, perché i dati ufficiali (e figuriamoci se aggiungessimo gli ufficiosi..) parlano chiaro: ventiduemila bambini nati con seme acquistato via internet dall’unica banca del seme in Europa (sita in Danimarca) negli ultimi quindici anni (un centinaio solo in Italia); padri di famiglia che chiedono test sul Dna e che in due casi su cinque scoprono di non essere i padri biologici dei presunti figli; aumento esponenziale di donne singles e coppie omo che si rivolgono a banche e fecondazioni varie (la suddetta banca del seme danese calcola che un 40% dei suoi clienti siano donne singles, appunto); banche del seme americane cresciute del 50% negli ultimi quattro anni e tutte gettonatissime.
Ma, altre domande sorgono a ruota. La prima: il costo? Stiamo parlando di giochi upper class? Di ricchi che si comprano figli? E’ inutile negare che di soldi c’è bisogno, specie per un utero in affitto. Ed allora, ecco il rovescio della medaglia: spesso (tranne che nella sempre troppo perfetta Danimarca dove i donatori lo fanno per generosità e sono anche mediamente benestanti) i donatori e, soprattutto, le donatrici lo fanno per bisogno impellente di denaro. Un terzo dei donatori in Inghilterra è straniero; le donne disposte a portare avanti una gravidanza e a rinunciare al loro figlio sono quasi sempre ragazze di Paesi poverissimi.
La seconda: quando il piccoletto vi chiederà di chi è figlio, voi che vi inventerete? Ma, anche se sembra strano, la risposta in questo caso è più facile. Tanto per cominciare libri e film in materia abbondano e, comunque, in Paesi come l’Inghilterra e l’Olanda la legge non ammette anonimato in materia per cui, a diciotto anni, se lo trovano e non è nel frattempo fuggito in Polinesia, i ragazzi possono incontrare il genitore “mancante”.
Oppure, per essere proprio sicuri, potete rivolgervi all’olandese Ed Houben. Ed, dopo aver raggiunto la quota massima di gravidanze previste per legge con seme donato, è stato “pensionato” dalla clinica per la quale “lavorava”. … ed ha deciso di “mettersi in proprio”…. totale: 52 o 53 figli che lui è stato disposto a conoscere e ai cui compleanni va senz’altro, se invitato.
Oppure, ancora, vedete l’illuminante film canadese “Starbuck, 533 figli e non saperlo…” e convincetevi, ove mai vi fossero ancora dubbi, che i figli sono di chi li cresce e non di chi li “produce”. 

 Francesca Mignosi

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