Mercoledì 30 ottobre il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha risposto ad alcune domande della Camera tornando ad esprimersi nuovamente sul metodo Stamina. Ancora una volta il ministro ribadisce lo stop alla sperimentazione aggiungendo che i 3 milioni di euro stanziati saranno destinati alla ricerca e alla cura delle malattie rare. Secondo la Lorenzin e il comitato scientifico da lei convocato non ci sarebbero i presupposti per continuare la sperimentazione perché essa è pericolosa per la salute dei pazienti. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come si è giunti a questa spiacevole decisione. I riflettori si sono accesi per la prima volta sulla delicata questione delle cure compassionevoli grazie ad un servizio mandato in onda nello scorso febbraio da Giulio Golia, giornalista della trasmissione televisiva le Iene. Nel servizio venivano mostrate le famiglie di malati che da qualche tempo si sottoponevano alle cure compassionevoli e grazie al metodo Stamina avevano visto sensibilmente migliorare le condizioni di salute dei propri cari e non volevano rinunciare a queste infusioni nonostante il progetto fosse stato bloccato. Dopo tanti appelli, opposizioni e polemiche finalmente il parlamento tre mesi fa approva la sperimentazione con il sollievo generale di quanti hanno investito il proprio futuro nell'esito di questo progetto. Ma ecco che adesso a distanza di pochi mesi si vedono nuovamente negare quel diritto a curarsi per loro unica fonte di salvezza. Si tratta di pazienti affetti da gravissime malattie neuro-degenerative molto aggressive che ogni giorno li privano di importanti funzioni vitali quali il fatto stesso di poter camminare , respirare o ingoiare, molti perfino malati terminali, che non hanno altre strade da percorrere se non le cure compassionevoli. Da circa due anni l’ospedale pubblico di Brescia offre loro la possibilità di sottoporsi ad un trattamento a base di infusioni di cellule staminali adulte e i risultati riscontrati dalle famiglie e dai medici che li hanno in cura sono fortemente significativi. I quadri clinici parlano chiaro: le condizioni di partenza hanno goduto di miglioramenti insperati al punto che i dottori stessi si sono espressi positivamente a favore della sperimentazione auspicandone l’estensione per poter avere dati più massicci da analizzare. Eppure nonostante non sia stato registrato nessun caso di morte ne alcun danno collaterale il comitato scientifico si è espresso negativamente sulla questione bloccando definitivamente le cure compassionevoli. La polemica di quanti hanno goduto di queste infusioni riscontrando netti miglioramenti, nasce dal fatto che questa decisione sia stata presa sulla base di una bocciatura a livello astratto del protocollo senza verificare i risultati effettivi sui pazienti. Non sono state visionate le cartelle cliniche contenenti gli esiti dei trattamenti sui pazienti che l’ospedale di Brescia ha inviato ogni mese al ministero. E inoltre alcuni membri del comitato scientifico si erano espressi negativamente sul metodo Stamina ancor prima di entrare in commissione e studiare il protocollo e si erano già dunque dichiarati contrari. Tutto ciò ha fatto infervorare i pazienti che hanno ritenuto il comitato non imparziale e la decisione presa senza aver visitato sul campo i diretti interessati. Nonostante lo stop i malati non si arrendono e promettono battaglia. Durante una protesta uno di loro si fa issare su una croce: "Perché è questo che ci stanno facendo - dice un compagno - ci stanno crocifiggendo!". 

Simona Rotondi 

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