Da diversi giorni è esploso il caso delle baby prostitute, ragazzine minorenni che vendono prestazioni sessuali in cambio di soldi, ricariche o droga. A Roma sono finite nel mirino delle indagini investigative due ragazze di 15 e 16 anni soprannominate le squillo dei Parioli che vendevano il proprio corpo ad uomini adulti in cambio di cocaina e abiti o accessori firmati. A Milano le otto ragazze individuate fino a questo momento venivano invece chiamate le ragazze doccia perché avevano rapporti sessuali con la stessa frequenza con cui ci si fa una doccia. Gli incontri avvenivano nei bagni della scuola e le trattative tramite messaggi telefonici: in cambio di sesso chiedevano ricariche telefoniche o regali a piacere da parte dei coetanei. Un altro segnale d’allarme è poi arrivato dall'Aquila e a lanciarlo è stato un vescovo, informato della vicenda da un medico dell’ospedale dell’Aquila. Anche in questo caso si tratta di adolescenti che offrono prestazioni sessuali in cambio di soldi, regali o ricariche. Cambiano le ragazzine, la città e i luoghi d’incontro ma tutto il resto avviene secondo le stesse modalità. Una brutta storia che ci dice qualcosa in più del disagio delle adolescenti nei confronti della società. Perché al di la dell’indubbia immoralità che si cela dietro questo gesto, a colpire è la leggerezza e la superficialità con cui si concedono in cambio di cose di poca importanza. E’ il ritenere se stessi, il proprio corpo, una comune merce di scambio di ben poco valore che deve farci riflettere. Perché ormai per queste ragazzine ci sono oggetti materiali quali un iPhone, una cintura firmata o una ricarica telefonica per cui vale la pena svendersi. Le motivazioni sono sempre le stesse: dalla volontà di non far pesare alle famiglie le proprie voglie legate alla sfera del superfluo, al desiderio di un più diffuso benessere economico, per non sentirsi mai inferiori rispetto alle compagne più fortunate che possiedono abiti alla moda e cellulari di ultima generazione. Anche in tempi di crisi dove ci si rende conto di non poter soddisfare tutti i propri capricci, il materialismo è predominante a tal punto che ci si riduce alla prostituzione pur di non dover rinunciare a quelle cose che, sole, sembrano rappresentare il passe-partout per la felicità. Per essere felici bisogna adeguarsi a certi standard che la società ci impone e chi non li raggiunge resta tagliato fuori. Per gli adulti è più semplice fare le scelte giuste affidandosi al buon senso e all'esperienza, gli adolescenti in quanto tali se non ben guidati dai genitori rischiano di perdere di vista le vere priorità e smarrirsi nella fitta rete di tentazioni della società contemporanea. I genitori incontrano difficoltà crescenti nel rapporto con i figli: appare chiara un’incomunicabilità tra le due generazioni divise dalla tecnologia che quasi sempre è una delle cause principali di condizionamento e di adescamento delle giovani adolescenti. Inoltre la percezione stessa della sessualità è cambiata del tutto: non è più vista come un tabù, come per le generazioni precedenti, ne è più avvertita come forma di peccato. Si è passati da una mentalità troppo bigotta ad una concezione troppo libertina della propria sessualità intesa come scelta personale e come una cosa normale da poter fare a qualsiasi età e per qualsivoglia motivo, anche economico se questo aiuta a soddisfare le proprie necessità. Non si instaurano legami affettivi, le baby squillo sanno bene che si tratta solo di lavoro, non c è spazio per i sentimenti. La magistratura indaga per cercare di capire se gli uomini che usufruivano di queste prestazioni sessuali fossero o meno al corrente della minore età delle giovani e mentre le indagini proseguono ci si continua ancora a chiedere come si è giunti a questo punto, come i valori di una volta siano ormai morti e sepolti per sempre.
Simona Rotondi |
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