Spesso, quando si vedeva Nadia Comaneci esibirsi nelle gare di ginnastica, si diceva che “volasse” o che “danzasse nell’aria” o, addirittura che “non era umana”, tanto da creare apposta per lei un punteggio mai dato prima, il 10 assoluto, che i tabelloni delle gare internazionali non contemplavano fino a quel momento. Ma, la definizione, forse, più bella rimane quella del giornalista che la descrisse come “una libellula che fluttua nel vento”. Oggi Nadia ha molti più anni (ha cominciato a gareggiare a 14 anni, la più giovane di sempre), ha parlato alle Nazioni Unite (unica atleta ad averlo fatto), si occupa, ovviamente, sempre di ginnastica, come consulente anche olimpica, cerca di aprire un ospedale per bambini in Romania e se le si parla di “vento”, sorride.
Di “figli del vento” ce ne sono stati, in maniera diversa, altri, anche molto noti: Pietro Mennea, Carl Lewis, ora Usain Bolt, tutti velocisti di fama mondiale nei loro anni d’oro perché, si sa, il vento è potenza. Figuriamoci, esserne figli….
… e sarebbe il caso di farsi adottare da questi figli, se si considera che le speranze future dell’energia mondiale sembrano, ormai, essere riposte proprio nelle ben note “fonti alternative”, tra cui spicca –sibilante e vigoroso- il regno di Eolo. E, del resto, chi non si è sentito piccolo ed inutile di fronte ai c.d. parchi eolici del mare (“eolico offshore”)? Anche se non si sono visti dal vivo, basta sfogliare un giornale o caricare immagini su internet per rimanere impressionati dalla lunga fila di pale eoliche che, generalmente, si trovano nella Manica o nel Mare del Nord. E’ l’Inghilterra il Paese che, in Europa, produce più energia eolica (3% del totale) con una produzione altissima di eolico offshore che si prospetta per il futuro anche intorno ai 50 Gigawatt di potenza. Se così continuasse, come è probabile, grazie alla forza dei venti e ai bassi fondali, nel futuro l’UK potrebbe generare tre volte l’elettricità di cui ha bisogno e, quindi, ovviamente, vendersela. Lo scenario è meno lontano di quanto si possa credere, se si ricorda che, a questo punto,il petrolio dello stesso Mare del Nord sta diminuendo di giorni in giorno, per non dire di minuto in minuto. Lo hanno capito anche tedeschi e francesi, oltre ai “soliti” popoli nordici, che hanno progetti alquanto grandiosi per l’immediato futuro. Dovrebbe essere presto attiva, infatti, lungo la Costa Atlantica francese, Haliade, ovverosia la più grande turbina eolica del mondo, alta più del Duomo di Milano, 6 Megawatt di potenza, da sola in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di 10mila famiglie.
I tedeschi, invece, apriranno presto, alle foci del Tamigi, 175 turbine, creando così, il più grande parco eolico offshore del mondo, il London Array.
Certo, i costi rimangono alti e, soprattutto imprevedibili: il vento va e viene, non si lascia ingabbiare, né predire o prevedere con certezza per cui non si sa mai se ci sarà o meno; senza contare le enormi spese di trasporto dell’energia dal luogo di trasporto –cioè in mezzo al mare- a dove deve essere sfruttata –cioè, tendenzialmente sulla terraferma, a molte decine di chilometri. Ma, tutti i Paesi del Nord prevedono incentivi e nuovi aiuti per cui nel giro di breve, vedere enormi pale rotanti che romanticamente scompaiono all’orizzonte man mano che ci si allontana, dovrà essere un’abitudine più che una rarità.
E l’Italia? L’unica Regione con fondali bassi adatti allo scopo sembrava il Molise,ma il progetto esistente è stato bloccato più volte da politici locali e non. L’Italia rimane, ancora una volta, arretrata di decenni e l’unico bel vento che le resta da ricordare è quello in cui si librava la Comaneci, quarant’anni fa, appunto….
Francesca Mignosi
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