LO SFRUTTAMENTO DEGLI OPERAI DELLE FABBRICHE DI GIOCATTOLI CINESI - 21/11/2014 - SIMONA
Manca poco più di un mese a Natale e il pensiero vola già verso i regali da mettere sotto l'albero: sono soprattutto i bambini che iniziano il conto alla rovescia per poter scartare i propri pacchetti. Purtroppo i giocattoli tanto desiderati altro non sono se non il frutto dello sfruttamento e della violazione dei diritti di migliaia di operai cinesi. L’ultimo rapporto di China Labor Watch (ong con base a New York fondata nel 2000, impegnata nella battaglia contro lo sfruttamento dei minori e le violazioni dei diritti dei lavoratori) dimostra come le fabbriche di giocattoli (gestite come vere e proprie carceri) continuano a violare i diritti dei lavoratori in Cina. Quattro le fabbriche supervisionate tra giugno e novembre 2014 tra le quali anche i fornitori delle multinazionali Mattel, Fisher-Price, Disney, Hasbro, Crayola, colpevoli di discriminazione, requisizione dei documenti personali dei lavoratori, assenza di controlli medici, assenza di dispositivi di sicurezza, contratti incompleti o inesistenti, straordinari che superano le 120 ore mensili (sebbene il massimo stabilito dalla legge sia di 36 ore). Per non parlare poi del lavoro minorile in fabbrica, perché a lavorare in condizioni precarie e a sostenere turni disumani non sono solo gli adulti ma anche adolescenti. E tutto per un salario che basta a malapena a sopravvivere: il compenso mensile base di un operaio delle fabbriche di giocattoli è di 174 euro. Se lavora dodici ore al giorno sei giorni a settimana può raggiungere i 390. Ma soprattutto sono in molti ad essere assunti come lavoratori temporanei. Questi ultimi non hanno un contratto e sono pagati poco più d un euro all'ora. Secondo quanto è emerso dal rapporto di CLW le multinazionali dei giocattoli sono soggette a una competizione molto forte, ma ciò nonostante la maggior parte di esse non abbassa gli standard di qualità e subappaltano il lavoro ad aziende fornitrici. Queste ultime non hanno altra scelta che accettare il prezzo di produzione imposto dalla multinazionale e, per mantenere costi di produzione competitivi, finiscono col calpestare i diritti primari dei lavoratori in quanto il costo del lavoro è visto come l’unica variabile flessibile del costo del prodotto finale. Insomma, il problema di un Paese che, per attirare grandi investimenti esteri, deve perpetuare lo sfruttamento della classe operaia. Le aziende fornitrici, inoltre, sono anche un modo per le multinazionali per non affrontare direttamente le responsabilità che hanno verso le condizioni dei lavoratori. È già successo infatti che CLW segnalasse violazioni dei diritti dei lavoratori in fabbriche che fornivano grandi multinazionali ma le aziende sostengono di compiere regolari ispezioni sui fornitori (controlli però che secondo CLW non vengono condotti a sorpresa) senza contare che la multinazionale può sempre recidere il contratto con i propri fornitori. Attraverso la comparazione dei rapporti CWL è emerso che la situazione è rimasta la stessa del 2007. E quindi anche quest'anno giocattoli come Barbie, Topolino, Transformer, tanto amati dai bambini, saranno l'ennesima alienazione di molti operai.
Simona Rotondi
21/11/2014
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