L’asilo degli orrori. Così è stata rinominata una scuola dell’infanzia di Taranto dove pochi giorni fa si è conclusa un’operazione di polizia dai risvolti agghiaccianti. Due maestre di quarantacinque e quarantasei anni sono state interdette dalla loro professione con l’accusa di maltrattamenti continuati su minori. Le telecamere hanno filmato tutto e le immagini non lasciano dubbi: i bambini, di età compresa tra i tre e i cinque anni, venivano malmenati dalle due maestre e ricoperti di insulti, strattonati e presi a gomitate sul viso e nel pancino. Botte e linguaggio scurrile: questo è ciò che hanno sopportato queste povere anime innocenti finché le mamme, preoccupate dal cambio d’umore dei propri figli, non hanno denunciato quanto di strano secondo loro accadeva tra le mura dell’asilo, situazione purtroppo confermata dalle indagini. Di queste due insegnati una addirittura era di sostegno ad un bambino autistico. Perché la cosa più inquietante è che a torturare fisicamente e psicologicamente i bambini era proprio chi, invece, doveva vegliare su di loro e accompagnarli nella loro crescita. È un mestiere impegnativo che richiede tanta pazienza, dolcezza e carisma per farsi ascoltare. Non c’è che dire, ci vuole davvero un gran coraggio a sfoderare tanta aggressività con bambini così piccoli. La vicenda ha causato profondo shock e incredulità tra i genitori dell’asilo di Taranto che al contrario credevano di lasciare i propri figli in mani sicure. Ma la verità era tutt’altra e la notizia ha suscitato profondo sgomento in tutta l’opinione pubblica. Guardare a cosa erano sottoposti quei bambini quotidianamente non ha lasciato indifferente nessuno e le reazioni non hanno tardato ad arrivare. Tutti si sono chiesti come sia possibile che persone che hanno a che fare tutti i giorni con bambini tanto piccoli non siano sottoposte periodicamente a controlli di ordine psicologico. Senza contare che, secondo molti, la videosorveglianza negli asili dovrebbe essere obbligatoria proprio per evitare che casi del genere tornino a ripetersi. Perché la scuola deve essere un’isola felice in cui crescere e imparare a conoscere il mondo e non un luogo brutto dal quale voler fuggire.
Simona Rotondi
|
|
|
|
COMMENTA L'ARTICOLO |
|