E’ noto che a molte casalinghe disperate del nuovo Millennio farebbe molto comodo riuscire finalmente a concretizzare ciò che la domotica annuncia di poter realizzare pomposamente da tempo: far cuocere la crostata dall’ufficio, azionando il forno di casa grazie ad Internet o avere notizie su quanto sta per finire nella dispensa e nel frigo con sms direttamente sul telefonino.
Ma, se, come diceva Enzo Ferrari, “la Ferrari più forte di tutti i tempi è la prossima” è anche vero che la tecnologia è sempre in fieri e, scavalcando a tempo record le innovazioni domotiche, un’ulteriore nuova invenzione viene in soccorso alle reginette della casa; trattasi delle c.d. “stampanti in 3d”. Le stampanti 3d sono, sostanzialmente, dei piccoli forni a microonde di forma cubica. Come funzionano? Poniamo che la nostra casalinga voglia preparare dei dolcetti visti in una vetrina del centro città ai suoi piagnucolosi pargoli. Ebbene, inserendo gli ingredienti in apposite siringhe della stampante e fornendo al computer immagine dei dolcetti, la stampante li riprodurrà in pochi minuti. Tutt’al più, si dovranno cuocere. Le stampanti in 3d, già opzionate da una nota casa produttrice di pasta italiana, dovrebbero essere in commercio nel giro di un anno e dovrebbero, più avanti, essere in grado di produrre un po’ di tutto, dalle scarpe ai plastici di città.
Insomma, il futuro a portata di casalinga. E però… è proprio vero che una ama de casa non può stare mai tranquilla ed ecco che tra lei e la pace dei sensi tecnologica si intromette il terrore di ogni sistema computerizzato: il baco del Millennio, il cavallo di Troia dell’etere e, cioè, l’immancabile Virus.
Infatti, tramite il frigo o la lavatrice o il forno, gli astuti hacker possono infilarsi nei computer di casa e con un malware (software cattivo che causa danni al computer) trafugare password e dati sensibili di vario genere.
Ma, non è finita perché mai come in questo caso vale l’effetto farfalla immaginato da E. Lorenz (“Un battito d’ali di farfalla in Brasile può scatenare un uragano in Texas”). Infatti, proprio perché usati da famiglie, i software di domotica non hanno particolari protezioni ed, anzi, nella maggior parte dei casi, gli ancora pochissimi acquirenti (soprattutto in Paesi anglosassoni) non cambiano neppure le password fornite dai venditori. Quindi, il virus ha vita facile e si intrufola nel computer della nostra famigliola, facendo saltare il singolo contatore elettrico, se tutto va bene. Ma, aggiungiamo anche che i software utilizzati per questi dispositivi sono molto semplici e standard per cui violarne uno potrebbe equivalere a riuscire a violarli tutti. Ed una volta entrati in uno, diffondere, urbi et orbi, spam pornografico, per esempio, o far saltare non solo un forno o un frigo, ma arrivare a causare l’interruzione di un’intera rete elettrica.
Però, per il momento Cassandra non è ascoltata ed i produttori dei dispositivi intelligenti non li rendono più di tanto sicuri, soprattutto perché questo alzerebbe molto i già alti costi di fabbricazione e procrastinerebbe ulteriormente la loro diffusione su larga scala.
E pensare che tanti sfottò hanno subissato tutti quelli che, negli anni, alzavano il telefono e dicevano: “Mamma, hai buttato la pasta?”
Nemesi, direbbe Agatha Christie e non solo lei….
Francesca Mignosi
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