Secondo le stime di Unicef sono ben duecentosessantamila i minori che lavorano in Italia e 150 milioni in tutto il mondo. A causa delle crescenti difficoltà economiche in cui versano le famiglie nel nostro paese, il fenomeno del lavoro minorile è entrato a far parte anche della nostra realtà quotidiana sebbene il 30% dei genitori italiani pensa che esso riguardi solo gli stranieri, il 55% lo considera un dramma dei Paesi sottosviluppati mentre il 40% ignora perfino che esistano piccoli sfruttati anche entro i nostri confini. I dati emergono da un’indagine dell’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza e indicano chiaramente che la crisi ha mutato lo scenario socio-economico al punto da giustificare per il 54% degli italiani il ricorso al lavoro minorile: un genitore su due non si opporrebbe se il proprio figlio under sedici volesse lasciare la scuola per andare a lavorare e il 35% pensa che le difficoltà economiche siano la principale causa di abbandono scolastico. Ben il 17% conosce la storia di under 16 che lavorano e nel Nord Italia la percentuale sale addirittura al 22-24%, a dimostrazione che il lavoro minorile non è diffuso solo al Sud come molti credono. Esiste tuttavia un radicato pregiudizio visto che il 40% ritiene che si tratti di un problema confinato essenzialmente nel Meridione. Ma i dati più significativi riguardano l'indulgenza dei genitori italiani nei confronti del lavoro minorile il 26% dei quali (con punte del 33% al Sud) non ci vede nulla di male mentre per il 20% il giudizio dipende dal caso specifico. Insomma, nonostante l'80% ritenga che il lavoro minorile rubi ai ragazzini l'infanzia, una completa formazione scolastica e una corretta crescita psicofisica, di fatto il fenomeno non viene poi condannato in maniera netta e decisa come ci si sarebbe potuti aspettare. A fronte di tante giuste considerazioni puramente teoriche a far pendere l'ago della bilancia sono le impellenti necessità dettate dalla crisi economica. Perché ciò che nell'immaginario comune viene etichettato come lavoro minorile e unanimemente condannato è solo una delle sue tante manifestazioni: nessuno di noi ha dubbi nell'additare come ingiusto lo sfruttamento dei minori che lavorano nelle fabbriche o che elemosinano per le strade ma queste non sono che alcuni casi limite delle altre innumerevoli manifestazioni di uno stesso fenomeno. Perché anche un adolescente costretto ad aiutare nell'attività di famiglia, accudire familiari o occuparsi assiduamente delle faccende domestiche resta pur sempre un adolescente al quale è stato rubato del tempo prezioso e ostacolato nel proprio personale percorso di crescita. Anche nelle situazioni apparentemente più semplici si può insidiare il dramma dello sfruttamento.
Simona Rotondi
20/02/2015
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