10 Giugno 2014: a Troutdale, sobborgo di Portland, nell'Oregon, sono le 08:00 locali, le 15:00 ora italiana, quando un killer armato di tutto punto con casco e giubbotto antiproiettile è entrato nella Reynolds High School e ha aperto il fuoco. L’ aggressore prima di essere trovato morto, ha ucciso uno studente e ferito un insegnante. Si tratta dell’ennesima sparatoria in una scuola americana, episodi che si stanno verificando con fin troppa insistenza. Appena quattro giorni prima alla Seattle Pacific University, nello stato di Washington, uno studente è rimasto ucciso e sette altri ragazzi feriti in una analogo scontro. Eppure dallo scorso 14 dicembre 2012 in seguito alla strage della scuola di Newtown, in Connecticut, dove hanno perso la vita venti bambini e sei adulti oltre al killer e alla madre, le misure preventive erano aumentate. Grande è la rabbia di Obama, intervenuto sull'ennesimo fatto di sangue con parole cariche di indignazione per l’incapacità di prendere misure essenziali per tenere le armi da fuoco lontane dalle persone sbagliate. Non si tratta di episodi saltuari ma di casi giornalieri: «Siamo l’unico Paese sviluppato nel mondo dove accadono queste cose» ha dichiarato il presidente. «Rispetto la tradizione e il diritto a possedere le armi, ma è incredibile che non si riesca nemmeno a varare una legge che prevede i controlli preventivi su chi vuole acquistarle, per verificare se gli acquirenti abbiano precedenti penali o problemi legati a disturbi mentali». Eppure non tutti sono concordi che la riduzione delle armi sia la soluzione al problema: c’è chi sostiene che per ridurre queste stragi sia fondamentale adottare norme più restrittive per limitare il numero di armi presenti in circolazione e coloro che sostengono che uno Stato con più armi, detenute legalmente, sia uno Stato più sicuro. Certo è che la diffusione delle armi negli Usa è dovuta ad un insieme di ragioni storiche, economiche e socioculturali. Tutto ruota intorno al secondo emendamento della Costituzione Americana: «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». Questo emendamento sancisce il diritto dei cittadini a possedere armi e a difendersi, principio che ha fatto molto discutere, tema che solleva l’interesse dell’opinione pubblica mondiale. Fu sancito nel 1791 e affonda le sue radici storiche nelle occupazioni da parte dell’Impero britannico e spagnolo. All’epoca il possesso di un’arma da parte delle milizie cittadine era l’unico strumento che gli americani avevano per difendere territori, case e famiglie. Il forte senso della proprietà privata, da tutelare con ogni mezzo e senza intermediari, e le legislazioni, più o meno restrittive, che si sono susseguite nel corso dei secoli spiegano come la cultura delle armi da fuoco sia estremamente diffusa in ogni fascia della popolazione. Chiunque può possedere un’arma e imparare a sparare, proprio in virtù di quel secondo emendamento che nel 2008 ha ricevuto un’interpretazione ufficiale da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti, la quale ha riconosciuto il diritto di portare armi come un diritto inviolabile al pari di quello al voto e della libertà di espressione. Fondamentale è il fattore economico: nei Paesi ricchi, dove c’è maggiore benessere, le persone tendono ad armarsi di più per difendere se stessi e il loro stile di vita. Nelle zone economicamente poco sviluppate, invece, le armi sono ad uso quasi esclusivo della criminalità. Non è un caso che immediatamente dopo la strage di Newtown c’ è stata una vera e propria corsa ai giubbotti antiproiettile, agli zainetti blindati e alle “coperte bodyguard” realizzate con gli stessi materiali dei giubbotti antiproiettile. Tutto questo evidenzia come la paura abbia portato i cittadini a volersi proteggere. E proprio sul senso di insicurezza di molti americani fanno leva le lobby delle armi, prima fra tutte la NRA (National Rifle Association), per strumentalizzare questo terrore: intervenendo direttamente nei luoghi in cui avvengono le stragi, fomentano la paura per vendere più armi. Inoltre, tentano di scardinare i blocchi legislativi per limitare la regolamentazione relativa agli armamenti leggeri. Ma se da una parte, infatti, le lobby delle armi strumentalizzano questo secondo emendamento per assicurarsi un mercato più ampio, dall'altra è evidente che le motivazioni sociali non giocano un ruolo meno importante: in un Paese con un così radicato senso della proprietà privata qual è l’America, difficilmente i cittadini rinuncerebbero al diritto di difendere la propria persona e le proprie cose da chi li minaccia. Anche se il prezzo da pagare per questa “sicurezza” è la vita di uomini, donne e bambini che muoiono sotto i colpi di folli assassini che compiono stragi nelle scuole, nei cinema, per strada.
Simona Rotondi |
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