E’ da poco arrivata la notizia: otto ultraottantenni erano tenuti in stato di abbandono e maltrattati in un ospizio della provincia di Catania. Arrestata la titolare della casa di riposo in cui erano “ospitati” gli anziani fra i quali sette non autosufficienti. La scoperta è stata fatta dai carabinieri del Nas durante un controllo e ha rivelato che l’ospizio non aveva le autorizzazioni di legge, mancava dei requisiti igienico-sanitari, strutturali e di figure professionali prescritte come un operatore socio-assistenziale e un infermiere. Anzi, all'interno della residenza era presente una sola persona, tra l'altro non qualificata, che offriva assistenza agli otto anziani. Senza contare che per un simile “trattamento” i familiari pagavano una retta mensile pari a circa 800 euro. Un vero e proprio orrore, uno dei tanti luoghi all’apparenza modello di funzionalità ed efficienza dietro le cui mura si celano crudeltà e violenza. Tante le strutture che dovrebbero fornire assistenza a persone che non possono essere seguite dai familiari e che in realtà sono dei veri e propri lager, luoghi di tortura e abusi. I parenti pensano di affidarli alle cure professionali di esperti ignorando le vessazioni che queste persone perpetuano a danno dei loro cari. Come non ricordare il caso dei maltrattamenti su anziani invalidi e non autosufficienti ricoverati in una struttura di cura del milanese scoperti lo scorso mese. In quel caso la retta della struttura privata costava alle famiglie dei malcapitati circa 2.500 euro al mese. Facevano alzare dal letto gli anziani prima dell’alba allo scopo di consentire ai colleghi del successivo turno serale di mettere i pazienti a letto prima; abbandonavano gli ospiti per tutto il giorno in una sala comune senza la predisposizione di alcuna attività ricreativa; li lasciavano chiusi in bagno per ore e frequentemente li mettevano a letto senza cena minacciandoli, in caso di lamentele, di farli volare giù dalle scale della struttura. Sono stati infine riscontrati ulteriori maltrattamenti quando gli anziani tentavano debolmente di ribellarsi alle angherie subite o invano chiedevano aiuto. In questo caso le ritorsioni degli operatori andavano dalla costrizione a vivere senza il cambio delle lenzuola, al permanere a letto per interi giorni e sotto continui insulti e percosse. Cambiano i luoghi, ma il rituale è sempre lo stesso e quando i parenti delle vittime notano i segni delle percosse sul corpo dei loro familiari il personale si giustifica sostenendo che gli ospiti si infortunano a causa delle precarie condizioni fisiche derivanti da problematiche motorie o da malattie psichiatriche. E’ solo dopo ripetuti accertamenti e denunce e tramite l’installazione di telecamere nascoste che i terribili retroscena vengono a galla: i maltrattamenti consistenti in schiaffi, pugni, spintoni, tirate di capelli, umiliazioni e vessazioni sono ordinaria amministrazione. La violenza e la brutalità nei confronti di pazienti è un gesto ancor più meschino se si pensa che queste persone sono deboli e inermi, costrette a subire angherie di ogni sorta senza alcuna possibilità di difesa, di fuga. Un quadro raccapricciante noto, nella maggioranza dei casi, a tutte le figure presenti nella struttura. Tanta omertà e cattiveria a danno dei più bisognosi di affetto e assistenza è inspiegabile e merita pene severe e controlli maggiori. Nessuno ha il diritto di mettere a rischio la salute delle persone e di ledere la loro dignità: l’assistenza non può trasformarsi in maltrattamento. Simona Rotondi |
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