La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruttrice. (Benedetto Croce, La storia come pensiero e come azione, 1938). Nonostante sia trascorso quasi un secolo da quest’affermazione, essa risulta giammai attuale quanto adesso. Sfogliando le pagine dei quotidiani, ad inorridire è l’ennesima storia di violenza dal tragico epilogo. Chiara Insidioso Monda, diciannove anni, è in coma in bilico tra la vita e la morte a causa delle botte ricevute dal compagno Maurizio Falcioni, muratore trentacinquenne con precedenti penali per droga. Ancora una storia di gelosia cieca e morbosa che arriva al pestaggio, e come sempre a farne le spese sono le donne, vittime di una violenza talvolta quotidiana, sottaciuta, che poi esplode in simili gesti. I bollettini medici non sono rassicuranti, e le ferite riportate sembrano quelle di un incidente d’auto tanta è stata la ferocia del suo aguzzino. Perché di questo si sta parlando, di un aguzzino, e non di un uomo innamorato in preda alla gelosia. Chi ama non si comporta in questo modo, un uomo che picchia la propria donna non la ama. E nonostante questa considerazione sia incredibilmente ovvia da non dover essere neanche sottolineata, tuttavia gli episodi di violenza non vengono vissuti dalle vittime come un atto di disprezzo nei confronti della propria persona ma interpretati come “forti” reazioni da parte del partner geloso, che ha paura di perdere la persona che ama. Non c’è gelosia o sentimento che tenga: le botte non sono e non saranno mai espressione di nessun tipo d’amore. Non c’è perdono, non c’è scusante per chi alza le mani su una donna. E soprattutto chi ha avuto il coraggio di farlo una volta sarà capace di farlo ancora. L’unica soluzione ragionevole è capire che quello non è amore e allontanarsi da una relazione non sana, denunciare e non tornare sui propri passi. In gioco non c’è solo il rispetto di se stessi e della propria dignità, ma anche la salute, la vita. Tante sono state le storie di donne finite in tragedia, tante vite spezzate dalla follia omicida di uomini che giuravano di amarle. I numeri sono allarmanti: si stima che i Italia 6.743.000 siano vittime di abusi fisici o sessuali. Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità il 33,9% delle donne che ha subito violenza da parte del proprio compagno e il 24% di quante hanno subito maltrattamenti da parte di conoscenti o estranei non ne parla e non denuncia. Ogni due giorni e mezzo viene uccisa una donna. Una media sconcertante. E la violenza domestica costituisce la seconda causa di morte per le donne in gravidanza. Tanti dibattiti, polemiche e manifestazioni, è stata perfino istituita dall'ONU la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma di gesti concreti pochi. E come se non bastasse, preoccupanti notizie giungono dall'Afghanistan. Una nuova legge approvata dal parlamento e in attesa di ratifica da parte del presidente Hamid Karzai rischia di scatenare accese polemiche: con una piccola modifica del codice di procedura penale nazionale, che impedisce ai parenti delle persone accusate di testimoniare nei processi a loro carico, diventerà quasi impossibile contrastare la violenza di genere. Una misura altamente significativa nel momento in cui la maggior parte delle violenze si consuma tra le mura domestiche, in un paese in cui il delitto d’onore e la disparità sessuale la fanno da padroni. Ma ogni governo è specchio della vita del suo paese. Proprio di questi giorni è lo scandalo italiano scoppiato in parlamento per i due deputati Dambruoso e De Rosa i quali si sono resi protagonisti, in negativo, di violenza di genere. Il primo ha schiaffeggiato una deputata e l’altro ha pronunciato offese sessiste. Insomma, quando si suol dire dare il buon esempio.
Simona Rotondi |
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