Nel 1987 Steven Spielberg e Micheal Finnel, nel film Innerspace ( Salto nel buio), ipotizzarono la possibilità di miniaturizzare strumenti medici e tecnologici per entrare nel corpo umano, studiarlo e in questo modo riuscire a scoprire di più su quello che non possiamo vedere con esattezza.
Oggi la medicina robotica fa passi da gigante. I robot posso sopperire alle mancanze fisiche, curare i mali innati o provocati ed arrivare fino a trasformarci in veri e propri cyborg.
Grazie all'applicazione di un "terzo occhio", per esempio, Neil Harbisson ( vedi art.) é stato dichiarato ufficialmente cyborg. E' il primo essere umano ad avere una antenna impiantata nel cranio che gli permette di vedere i colori normali e gli ultraviolette e dopo il riconoscimento ufficiale ha fondato la sua Cyborg Foundation.
Per quanto riguarda invece le protesi, la ditta Open Bionics é in grado ora di creare apparecchi sostitutivi di grandezze e dimensioni sempre più precise, che riproducono le articolazioni e i movimenti e che vengono prodotti con una riduzione drastica dei costi, grazie agli scanner di ultima generazione e alle nuovi stampanti 3D.
Da poco, l'Istituto Max Planck for Intelligent System in Germania presenta una importante scoperta: i nanobots.
Microrobot delle dimensioni estremamente ridotte capaci di nuotare tra i fluidi sanguigni grazie ad un movimento propulso di apertura e chiusura facili da costruire e da iniettare nel corpo umano. I nanobots hanno la forma di un mollusco. Il movimento di apertura e chiusura, tipico di questi animali, risulta essere perfetto per spostarsi nei fluidi newtoniani, come il sangue e gli altri fluidi corporali, l'introduzione nel corpo umano non necessita di operazioni chirurgiche e l'energia usata da questi gioielli della tecnologia non solo risulta essere ridotta ma anche ricaricabile esteriormente tramite campi magnetici. Al momento questi microrobot non hanno una funzione concreta, ma la scoperta lascia spazio a possibili applicazioni nel campo medico-scientifico. Una delle idee sarebbe proprio quella di dispensare determinati medicamenti in forma locale e applicata direttamente per riparare le cellule danneggiate e curare cosí malattie che ancora non posseggono una cura be precisa.
Aspettando di vedere quale potrebbe essere l'impiego dei nanobots possiamo iniziare a pensare che un giorno, forse, ci ritroveremo a parlare con il nostro interno, proprio come succedeva in Innerspace.
Annalisa Pellegrino |