Giovani, lavoro, disoccupazione, laureati, crisi sono parole mai state tanto legate tra loro quanto in questi mesi. Le cose si stanno facendo sempre più difficili per i giovani che con tanto di laurea al seguito incontrano ostacoli maggiori nella ricerca del posto fisso rispetto alla generazione dei loro padri e devono destreggiarsi con stipendi più bassi rispetto agli anni precedenti. Un clima di sfiducia si respira fra i giovani in merito alla scelta universitaria e solo tre diciannovenni neodiplomati su dieci decidono di iscriversi all’università. Ma come dar torto a questi giovani che vedono i loro coetanei neolaureati ricevere un rifiuto dopo l’altro? Tanti sacrifici, tanta passione e speranze che culminano in un nulla di fatto o, per chi si accontenta, in lavori precari e che nulla hanno in comune con il percorso di studi intrapreso. La carriera universitaria si preannuncia lunga e irta di ostacoli, ricca di sacrifici e rinunce, al termine della quale non ci sono solide possibilità di impiego. Questa situazione viene confermata dal sedicesimo rapporto del consorzio interuniversitario Almalaurea che nella sua indagine ha preso in esame nei 64 atenei 450mila giovani con laurea triennale e magistrale ad un anno dal conseguimento del titolo e giovani con laurea quinquennale a cinque anni dal conseguimento del titolo. Ciò che è emerso è una crisi occupazionale senza precedenti: il tasso di disoccupazione tra i laureati triennali passa dal 23% al 26,5% mentre quello tra i laureati magistrale arriva al 23% da un precedente 21%. In prospettiva questi dati fanno davvero rabbrividire considerando che anno dopo anno sono in crescente aumento: nel 2007 il livello di disoccupazione era la metà di quello attuale e nel 2008 solo il 15,1% dei laureati di primo livello e il 16,2% dei laureati di secondo livello era in cerca di impiego. E la situazione non è migliore tra i fortunati che un posto di lavoro lo hanno già trovato: tra i laureati triennali solo il 26,9% ha un contratto a tempo indeterminato, il 25,7% tra i giovani con titolo magistrale e il 12,6% tra quelli con titolo quinquennale. Un calo negativo importante visto che dal 2008 ad oggi si sono persi 15 punti percentuali per i laureati triennali, 8 per i magistrali e 5 per quelli a ciclo unico. Una soluzione da molti presa in considerazione è il trasferimento all’estero in nazioni quali la Svizzera e la Germania, mete di tantissimi italiani. Qui i giovani dottori trovano non solo concrete possibilità lavorative ma anche stipendi di gran lunga più alti e contratti più vantaggiosi. La situazione è critica e se il governo non interverrà al più presto con misure concrete in favore delle imprese per ridurre il cuneo fiscale e rilanciare l’occupazione il nostro continuerà ad essere un paese di giovani laureati e disoccupati.
Simona Rotondi |
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