Nel 2013 le stime indicano che nel nostro paese sono stati buttati ben 76 Kg di pane a persona. Su una produzione quotidiana di 72 mila quintali, 13 mila ne vengono gettati via risultando così il terzo prodotto più gettato dopo frutta e verdura. E’ questa l’altra faccia della crisi, quella disarmante e piena di contraddizioni. Si parla tanto di risparmio, dei sacrifici delle famiglie per arrivare a fine mese eppure l’Italia ogni giorno da vita ad uno spreco di pane senza precedenti, una quantità tale da poter riempire ben due campi di calcio. Le immagini del pane ammassato a terra all’orario di chiusura dei negozi hanno fatto il giro delle televisioni e hanno suscitato amarezza e disapprovazione generale, uno schiaffo in pieno volto nei confronti del miliardo di persone, che secondo le stime della Fao, soffrono di fame nel mondo. Un colpo al cuore soprattutto per i più anziani che hanno vissuto la fame durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi. Prima il pane era il simbolo della sopravvivenza; in quegli anni non ci si poteva permettere la carne e la farina, il pane e le patate rappresentavano la fonte primaria di sostentamento per milioni di italiani. Tutti i nonni hanno trasmesso ai propri figli un insegnamento prezioso: il pane non si butta, mai. E allora perché tanto spreco? Tutto parte dall’abitudine errata diffusasi negli ultimi decenni di acquistare quotidianamente pane fresco, se è possibile caldo, appena sfornato. Eppure il pane a differenza di altri prodotti non è soggetto ad immediata alterazione ma ha una conservazione abbastanza lunga. In passato veniva conservato anche per una settimana. Se ne produceva molto meno e si utilizzavano lieviti di qualità superiore. Ma ecco dunque che i fornai, presi dall’ansia del pane sempre caldo, ne sfornano di nuovo anche a poche ore dalla chiusura aumentando l’invenduto. Ma il problema dello spreco ha assunto proporzioni gigantesche quando costoro, per farsi concorrenza, hanno accettato di rifornire la grande distribuzione facendosi carico per legge anche del ritiro e dello smaltimento del prodotto invenduto, che non viene loro neanche pagato. I supermercati vogliono avere gli scaffali sempre pieni e per questo motivo ordinano più pane di quanto ne possono vendere e così ogni giorno il 25% del pane consegnato al mattino viene ritirato e gettato via direttamente in pattumiera. La domanda sorge spontanea: perché buttarlo invece di darlo alle persone bisognose? Secondo le normative vigenti nel momento in cui il pane viene prelevato dagli scaffali perché invenduto diventa rifiuto e dunque non può essere destinato alle mense delle associazioni umanitarie o al sistema dell’alimentazione animale. Se non si vuole gettare via il pane occorre che siano le associazioni stesse a prelevarlo direttamente dal distributore prima della chiusura ma a causa della mancanza di una rete di solidarietà che sia in grado di prelevare la merce prima che i supermercati chiudano, il pane invenduto non arriverà gratis a chi ne ha bisogno e finirà in discarica. Il primo passo per porre rimedio a questa vergognosa situazione deve ancora una volta partire dal basso, dal cittadino. La scuola deve incanalare le nuove generazioni verso la cultura del riciclo e insegnare loro il valore del pane. Le famiglie devono dare il buon esempio ammortizzando gli sprechi e riutilizzando il pane, come vuole la nostra migliore tradizione contadina. Il pane raffermo è ottimo per le zuppe, da tostare per creare deliziose bruschette e indispensabile per le polpette, siano esse a base di carne o verdure. Il pane del giorno precedente si può riscaldare tranquillamente in forno senza alcuna alterazione del prodotto che anzi riacquista friabilità ed è buono quanto, se non più, del giorno prima. O se si vuole pane a temperatura ambiente, morbido come appena acquistato, basta congelarlo quando è ancora fresco e toglierlo dal freezer il giorno in cui si desidera consumarlo, un ottima soluzione per avere pane fresco, senza sprechi e senza noia di dover scendere al momento.
Simona Rotondi |
|
|
|
COMMENTA L'ARTICOLO |
|