Una storia raccapricciante, frutto di ciò che accade quando la mente perde il contatto con la realtà, quando non riesce più a distinguere il confine tra verità e immaginazione. E’ accaduto a Waukesha, nel Wisconsin: due ragazzine di dodici anni sono state arrestate per aver tentato di uccidere una loro coetanea con diciannove coltellate dopo averla portata in un bosco. Ma a far venire i brividi è il movente del tentato omicidio: le due ragazzine hanno infatti raccontato che volevano uccidere la loro amica per sacrificarla a Slender Man, un personaggio immaginario che spopola sul web, una leggenda metropolitana protagonista di storie horror. Nonostante l’efferatezza della violenza, la ragazza è riuscita a salvarsi ed ora è ricoverata in gravi condizioni. Creduta morta dalle coetanee è riuscita a mettersi in salvo raggiungendo una strada vicina dove è stata soccorsa da un ciclista. Le sue aguzzine sono state arrestate con l’accusa di tentato omicidio volontario e verranno giudicate come persone adulte, con la possibilità dunque di essere condannate al carcere a vita. Dalle indagini sono emersi particolari agghiaccianti: il delitto era stato preparato accuratamente e progettato da mesi; le due ragazzine hanno dichiarato di aver sognato Slender Man che avrebbe chiesto loro di uccidere l’amica. Volevano ucciderla per dimostrare che Slender Man era reale e guadagnare importanza sul sito CreepyPasta dove si svolgono le avventure di questo personaggio. Slender Man è rappresentato come un uomo alto circa due metri e magro, vestito con uno smoking nero e una cravatta rossa, con quattro o sei braccia lunghe provenienti dalla schiena. Non ha un volto: non ha occhi, bocca, naso e orecchie. Il suo obiettivo è quello di rapire i bambini e predilige giardini pubblici o comunque luoghi di ritrovo per i più piccoli. Proprio nei luoghi delle apparizioni di questa fantomatica creatura ogni volta si riportava la notizia della scomparsa di alcuni bambini. Tutto questo è ridicolo eppure per le due dodicenni era reale, al punto da commettere un simile crimine. Quanto successo negli Stati Uniti riprende purtroppo quanto già accaduto: minori che vivono la realtà come i giochi virtuali, i libri o i film senza essere più in grado di discernere il vero dall'immaginazione. Nel cervello si crea una nuova realtà che finisce con il sovrapporsi a quella esistente provocandone il distacco. E il tutto sembra vero perché le due dimensioni, reale e immaginaria, interagiscono per via empatica. E’ come quando inconsciamente il cervello ci manda degli stimoli durante la lettura o la visione di un film suscitando una forte la partecipazione emotiva e dimentichiamo a tratti che si tratta solo di una storia. La stessa cosa accade per un videogioco che ci conduce in un mondo virtuale: ci si immedesima a fondo lasciandosi coinvolgere dalle sensazioni di questo viaggio immaginario al punto da non percepirlo più come tale ma come vero, reale. Ormai con lo sviluppo degli ambienti virtuali 3D, i giochi di ruolo, i videogiochi on line è possibile vivere la rete dall'interno, immergersi, con l’uso di occhiali o caschi 3D, in modo realistico nello spazio virtuale. Se ci pensiamo tutto questo ha un grande fascino, l’utilizzo di internet come luogo della costruzione libera e creativa di contesti, oggetti, identità. Naturalmente rappresenta anche un grosso fattore di rischio. Queste nuove tecnologie sono in grado di produrre modificazioni profonde nel modo di percepire se stessi e i confini tra sé e il mondo esterno, innescando nuovi comportamenti, nuove reazioni soprattutto negli adolescenti e nei bambini, più facilmente influenzabili. Il pericolo è il relativismo assoluto, l’idea che tutto sia possibile, la confusione tra fantasia e realtà.
Simona Rotondi |
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