Crisi, crisi e ancora crisi. E’ questa la parola più gettonata tra i discorsi al bar, al supermercato, in tivù e sui giornali. Tutti ne parlano e quasi tutti in misura maggiore o minore la vivono. Quello invece di cui non si parla abbastanza sono le vittime della crisi economica, i gesti estremi cui talvolta si giunge, schiacciati dal peso della pressione fiscale. Il suicidio imprenditoriale è un fenomeno ancora abbastanza sommerso nonostante l’incidenza sia purtroppo notevolmente aumentata soprattutto nel corso dell’ultimo anno. Debiti verso l’erario, negazione di finanziamenti da parte degli istituti di credito, la mortificazione di dover licenziare i propri dipendenti: queste sono solo alcune delle cause che hanno spinto moltissimi imprenditori italiani al gesto estremo del suicidio , ormai soffocati dal tracollo finanziario. A dar voce a queste urla disperate dal grido silenzioso è il film-documentario “Solving” in uscita nazionale il 20 febbraio. Già proiettato in tutta Italia per scuole e università sollevando interesse e commozione, i primi riconoscimenti sono giunti lo scorso dicembre al Festival della Ciociara dedicato a Nino Manfredi, dove una giuria presieduta dal critico Mario Sesti ha assegnato al film il premio “Miglior lungometraggio” e quello per la “Migliore interpretazione” a Salvatore Mignano, imprenditore napoletano protagonista e produttore della pellicola. Diretto dal giovane ventisettenne Giovanni Mazzitelli (autore della sceneggiatura di Vitriol) il film si propone di raccontare la crisi economica del nostro paese attraverso il drammatico fenomeno del suicidio imprenditoriale, incorporando al suo interno la testimonianza di Tiziana Marrone, moglie dell’imprenditore Giuseppe Campaniello che il 28 marzo scorso si diede fuoco dinanzi all'agenzia delle entrate di Bologna, un gesto estremo che scosse l’opinione pubblica e accese i riflettori su questo tragico fenomeno. Due sono le storie raccontate: quella del già citato imprenditore bolognese dal tragico epilogo e quella dell’imprenditore napoletano Salvatore Mignano, ex operaio Alfa Sud, che per uscire dalla crisi del settore energetico in cui versava la sua azienda familiare, decide di investire in un settore nuovo quale quello della comunicazione audiovisiva . Dopo essere stato seguito per due anni dalla telecamera di Mazzitelli, il materiale raccolto era soddisfacente al punto da non voler far interpretare a nessun altro il personaggio, affidandogli così il compito di portare se stesso sul set: “ In Solving nessuno interpreta un ruolo, se non quello della propria vita” ha affermato Mignano. “I suicidi sono ormai un argomento troppo importante se si parla di imprenditoria e crisi e ci sarebbe sembrato scorretto non trattarlo”. Continua dicendo che per lui il messaggio del film è comunque positivo: “ La crisi è stata fortissima ed ha portato molta gente a decisioni incredibili, ma pur offrendo un punto di vista crudo e realistico della situazione non bisogna mai perdere la speranza”. A colpire è la capacità stoica del personaggio di resistere alle infinite difficoltà che gli si presentano senza mai arrendersi, simbolo positivo di quanto spirito di combattimento e forza di volontà siano determinanti per uscire dal buio e dalla disperazione cui la crisi economica può condurre. Altro epilogo positivo della vicenda è la promessa di Mignano di devolvere parte dell’incasso del film alla Marrone, che alcuni mesi fa si è vista recapitare a casa una cartella di Equitalia di oltre sessantamila euro delle attività produttive ereditate dal marito, suicida a causa dei debiti. Ancora una volta emerge il volto di uno stato aguzzino che non si ferma dinanzi a nulla, ma anche quello benevolo della solidarietà e generosità che ancora sopravvive tra gli uomini.
Simona Rotondi |
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