A sconvolgere quanto la devastazione dei bombardamenti della guerra civile che imperversa ormai da mesi, l'Iraq emana leggi umilianti che riportano il paese indietro di secoli, forme devastanti di abuso dirette a ledere i diritti delle donne che fanno temere il peggio per il futuro. Lo scorso 9 giugno i sunniti dell’ dall’Isil (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, ora diventato solamente Stato Islamico) hanno dichiarato guerra al governo ufficiale irachero di al-Maliki. I ribelli hanno pubblicato il cosiddetto Codice di Condotta: è diviso in sedici punti e intende riportare l’ordine sociale attraverso il ridimensionamento di tutto ciò che riguarda il femminile allo scopo di ripristinare l’islamismo nella sua purezza originale. Così è stato severamente proibito alle donne di mostrarsi con il volto scoperto in pubblico e perfino i manichini dei negozi devono indossare un velo nero richiamandosi esplicitamente ad un’interpretazione molto restrittiva della sharia (la legge islamica) che vieterebbe la riproduzione, con dipinti o sculture, di fattezze umane. Per non cadere nella dissolutezza inoltre, alle donne è stato negato l’uso di profumi. E come se tutto ciò non bastasse, per eliminare ogni possibile contatto sono state imposte restrizioni a sarti, dottori e infermieri maschi: assolutamente vietato toccare il corpo femminile. E’ stata anche messa al bando la promiscuità dei sessi all’Università di Mosul: all’interno dell’ateneo vigono adesso solo classi separate. Sono state chiuse le facoltà di Diritto e Belle Arti (ritenute contrarie alla sharia) e proibita la professione femminile di parrucchiera perché considerata peccaminosa. Ma la restrizione più grande della libertà personale di ogni donna è legata alla sua facoltà di movimento: è diventato impossibile per mogli, figlie e madri uscire da sole; è consentito solo in presenza di un parente e per motivi validi. Le donne sono ormai relegate ai margini della società, vivono solo in funzione dell’uomo, per accudire lui e la sua casa e per continuare la sua stirpe. Un ruolo inaccettabile, figlio di una visione che trova giustificazione in un’errata interpretazione religiosa e culturale. Ma le disgrazie non sono finite: in un comunicato, prima annunciato e poi smentito dallo stesso Isil, era stata annunciata l’infibulazione di tutte le donne di Mosul di età compresa tra gli undici e i quarantasei anni. Nonostante la smentita i timori persistono dal momento in cui questa crudele pratica è molto diffusa in diversi paesi in cui vige la sharia. Ultima ma non meno raccapricciante la notizia di donne inviate da diversi paesi arabi per essere date in mogli ai combattenti di Isil. Un modo per queste donne di “fare la loro parte” a fianco dei miliziani. Inutile dire che sono previste pene severe e punizioni esemplari per tutti coloro che non obbediranno alle ferree leggi del califfato. Una vera e propria guerra contro le donne.
Simona Rotondi
18/08/2014
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