Stop ai favoritismi, alle raccomandazioni, al nepotismo e ai concorsi truccati: dal 22 ottobre l’Autorità nazionale anticorruzione ha inaugurato un indirizzo di posta elettronica protetto attraverso cui i pubblici dipendenti possono segnalare gli illeciti di cui sono testimoni all’interno delle Pubbliche amministrazioni senza esporsi pubblicamente ( whistleblowing@anticorruzione.it). A tale scopo l’associazione antimafia Libera e l’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone condurranno insieme una battaglia per sciogliere la fitta rete dei rapporti clientelari che avvolge tutti i settori della pubblica amministrazione e le università italiane. In occasione di Contromafie (organizzata a Roma dall’associazione Libera e conclusasi lo scorso 26 ottobre) Cantone ha annunciato: “Siamo riusciti a fare approvare una norma che consente all’Autorità nazionale anticorruzione di essere destinataria della segnalazione degli illeciti. Il whistleblowing è un istituto che negli Stati Uniti ha funzionato benissimo e che consente a tutti i cittadini di segnalare gli illeciti senza essere esposti a ritorsioni”. L’idea è quella di utilizzare questo canale privilegiato anche per smascherare gli illeciti e i nepotismi provenienti dagli atenei pubblici italiani in linea con l’obiettivo della nuova campagna di Riparte il Futuro “Trasperenza nelle Università”.I dati sulla situazione italiana parlano chiaro: nei nostri atenei c’è un radicato familismo con un’elavata percentuale di persone che approfittano del loro ruolo di prestigio per ottenere vantaggi personali. Una ricerca italiana focalizzata sul decennio 2000-2010 ha scoperto, su 57 Università, 18 casi di assunzione o promozione all’interno degli Atenei di parenti di un Rettore o di un preside di Facoltà. Dati sottostimati, secondo i ricercatori, perché non tengono conto dei molti casi in cui i soggetti riescono a fare assumere coniugi e parenti prima ancora di assumere le cariche più alte dell’Ateneo. E la situazione appare peggiore se si guarda al reticolo di parentele più ampio. Secondo un calcolo di Repubblica nell’ottobre 2008 nella facoltà di Medicina di Palermo c’erano 58 professori con almeno un parente stretto nella stessa facoltà; 21 nella Facoltà di Giurisprudenza, 23 nella ad Agraria e 18 a Ingegneria. Eppure i “figli di” non rappresentano il solo problema delle Università italiane: ad allargare la cerchia degli immeritevoli ci sono spesso anche i raccomandati e i figli degli amici, come dimostrano anche le numerose inchieste sui concorsi truccati verificatesi negli ultimi anni. Neppure la riforma Gelmini che doveva garantire maggior trasparenza, è riuscita a dare un taglio agli scandali: nonostante le nuove regole, ancora oggi le “conoscenze” aumentano la probabilità di ottenere l’abilitazione di circa il 9%. Insomma come spiega Enrico Fontana, coordinatore nazionale di Libera: “Le università devono concedere una protezione efficace a chi denuncia episodi d’illegalità che avvengono al loro interno, incoraggiando la segnalazione di pratiche illegali e predisponendo massime tutele per chi ha il coraggio di parlare”. Non c’è altro modo per cambiare questo stato di cose.
Simona Rotondi
31/10/2014
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