A Londra si parla di rivoluzione. Una rivoluzione che torna indietro negli anni, guarda al passato, quando tutto era più semplice e genuino, la rivoluzione del “do it yourself” (DIY). Un detto dice “se vuoi che qualche cosa sia fatta bene, fai da te” e i londinesi si sono impadroniti appieno del significato di questa frase. Il DIY non è più prerogativa dei soli ecologisti o dei fanatici hipsters, ora chiunque vuole fare da se il proprio alcolico, costruire la propria bicicletta o riciclare i mobili trovati in strada per farli diventare oggetti da collezione. Spuntano rapidamente locali “cool” dove gente sconosciuta diventa una “community”. Prendendo un latte e caffè si impartiscono corsi su come fare nel giardino di casa un orto per avere prodotti biologici, come riciclare i vestiti oramai vecchi e in disuso e come e dove ritrovare l’antica pratica del baratto di servizi, ovvero “io ti faccio quello e tu mi fai quest’altro”. Diventano punti di ritrovo le distillerie di gin, vodka e whisky ( City of London Distillery, Sipsmith e london Distillery Company) dove è possibile creare il proprio liquore a seconda dei gusti e delle preferenze. I cinema preferiti non sono più le multi sala grandi e dispersive ma le piccole botteghe allestite con piccoli schermi dove il film è preceduto o seguito da un intenso dibattito. Nessuno può resistere alla rivoluzione del DIY che viene trasmessa 24 ore su 24. DIY Radio, Hoxton FM, Shoredich Radio e tante altre ancora, non smettono di raccontare aneddoti appassionanti con il tipico fascino delle radio pirata, dalle avventure di chi in bicicletta è andato dall’Inghilterra all’Africa, all’apertura del nuovo bar di quartiere dove ogni pezzo è parte della storia. La rivoluzione DIY è un segno tangibile di come si viva nella nostalgia del passato. E anche se quando tutto diventa di moda perde quel senso di originalità insito nella cosa stessa ci piace essere un po’ “amarcord”.
Annalisa Pellegrino |
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