Secondo i dati del Rapporto 2013 sulla ricchezza in Medio Oriente pubblicato dalla Qatar Financial Center Authority in collaborazione con Campden Wealth, in Qatar ci sono più di 4mila milionari su una popolazione locale di circa 300mila qatarini e 290 cittadini con un patrimonio di oltre 30 milioni di dollari. Le cifre sono da capogiro: il Pil pro capite supera i 100 mila dollari grazie ai 71 milioni di tonnellate di gas liquefatto che il paese produce annualmente. Ma il Qatar è un mondo dorato solo in apparenza perché nonostante i soldi, la popolazione sembra essere molto infelice: uno studio del dipartimento di scienze sociali della Qatar university ha evidenziato che gli smisurati redditi a disposizione hanno travolto la società, aprendo la strada a una cultura del consumo che ne sta stravolgendo abitudini e costumi. Colpa di un cambiamento forse troppo repentino se si considera che nei primi anni del Novecento il Qatar altro non era se non un piccolo emirato della penisola arabica abitato da pescatori e cercatori di perle. Un secolo di estrazioni di oro nero e la notizia della designazione come sede dei mondiali di calcio del 2022 l’ha portato sotto i riflettori del mondo intero incentivando un processo di progressiva occidentalizzazione che l’ha reso il Paese più ricco del mondo. Là dove c’erano dune e oasi, oggi sorgono imponenti grattacieli in vetro e acciaio, metropolitane, strade, autostrade, hotel stellati e piste da sci nel deserto. Ci sono il lusso, i migliori marchi del mondo, italiani, francesi, i migliori ristoranti, eppure non è ancora garantita piena libertà di parola e di espressione soprattutto se si critica il modello di sviluppo scelto dalla monarchia. Altro aspetto dalla doppia faccia è quello che riguarda i giovani, i quali si lamentano paradossalmente di avere troppe offerte di lavoro una volta finiti gli studi ma altresì di non poter arrivare ai posti più qualificati per i quali ancora si preferiscono gli stranieri. I lavoratori qualificati europei o statunitensi che risiedono nel Paese sono però solo una piccola parte di quell’1,2 milioni di lavoratori stranieri provenienti dall’Asia meridionale e impiegati come manovalanza, che sono l’84% della popolazione totale del Paese. E infatti non c'è famiglia che non abbia baby sitter o collaboratrici domestiche provenienti dell'Asia che contribuiscono ad arricchire con nuove culture e valori quella che un tempo era una piccola e chiusa società tribale. Nelle città qatarine anche la qualità dell’aria sta diventando un problema: tra il 2000 e il 2012 i veicoli in strada sono triplicati e il traffico è sempre più intenso provocando un aumento dell’ossido di azoto del 9% l’anno. Ma le difficoltà non finiscono qui perché nell’ultimo paio di decenni gli sceicchi si stanno dibattendo anche con altre problematiche sociali quali obesità e divorzi. Il 41% della popolazione è obeso mentre il 16% ha il diabete. I modelli negativi arrivati dall’occidente hanno segnato profondamente le abitudini alimentari della maggior parte degli intervistati che ha affermato di frequentare i fast food, mentre si diffonde sempre più rapidamente l’abitudine del fumo al punto che il Consiglio ha proposto di aumentare la tassazione sulle sigarette, oggi vendute al prezzo irrisorio di un euro a pacchetto. Ma proprio il sopracitato aumento della ricchezza sembra avere un impatto negativo sulla stabilità dei matrimoni considerando che la percentuale di divorzi ha raggiunto il 40% e anche l’età media intorno alla quale si mette al mondo il primo figlio è aumentata. L’accresciuta istruzione delle donne e il loro maggiore impiego come forza lavoro sono alla base di questo fenomeno, elementi di una possibile emancipazione che non si addice alle rigide regole della sharia. Alla luce di queste considerazioni sembra proprio il caso di dire che ci sono cose che il denaro non può pagare, come la stabilità e la felicità di un popolo. Ma è vero anche che quando si hanno a disposizione 25,2 miliardi di barili di petrolio e di 25 trilioni di metri cubi di gas naturale è più facile pensare alle soluzioni.
Simona Rotondi |
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