Se si avessero solo tre desideri a disposizione da poter esprimere come il fortunato Aladdin, cosa si chiederebbe al genio della lampada? Le donne non hanno dubbi: tra le richieste più frequenti ci sarebbe certamente un girovita da vespa. Sarà la vita sedentaria, l’amore per il cibo o quant'altro, fatto sta che il tessuto adiposo su pancia e fianchi rappresenta l’inestetismo più odiato e combattuto non solo dalle donne ma anche dagli uomini. Odiosi rotolini che non si sa come nascondere, maniglie dell’amore che non accennano ad andar via. Ci sono tante indicazioni da seguire per un’alimentazione più corretta e risultati sicuri quali ad esempio mangiare con poco sale e lentamente, preferire le proteine ai carboidrati e ridurre gli zuccheri, praticare regolarmente attività fisica. Talvolta dieta e ginnastica sembrano non bastare e il punto critico da smaltire che richiede più fatica è proprio l’addome. Non è un luogo comune ma il risultato di una ricerca scientifica condotta negli Stati Uniti dai ricercatori dell’università di Lonsville i quali hanno scoperto che l’adipe che si accumula sul punto vita dipende dal 30 al 60% da fattori genetici. In una ricerca pubblicata su “Human molecular genetics” gli scienziati hanno scoperto quali sono i geni coinvolti nell'accumulo di grasso nelle donne individuando una proteina chiamata SHC1 che interagendo con altre diciassette proteine è responsabile dell’aumento del tessuto adiposo esclusivamente su pancia e fianchi. Il desiderio di un addome piatto è tra i più frequenti anche e soprattutto nelle adolescenti le quali vivono un periodo di crescita e di trasformazione radicale passando in un arco brevissimo di tempo dall'avere un corpo bambino ad un corpo adulto. Non è facile fare i conti con la propria fisicità da adulti, figuriamoci in un periodo di crescita così delicato come quello adolescenziale in cui bisogna imparare ad accettarsi e a riconoscersi in un nuovo corpo. A quell'età, infatti, tutti i sentimenti, paure, imbarazzi o disagi si vivono in modo amplificato. E’ comune sentirsi brutti quando si è adolescenti, odiare il proprio aspetto e voler far di tutto per cambiarlo pur di avvicinarsi ai modelli di perfezione imposti dalla società, nella convinzione errata che i difetti fisici rappresentino degli ostacoli nella realizzazione personale in campo affettivo e lavorativo. La non conformità a certi modelli di bellezza provoca complessi di inferiorità e disagi nei rapporti con la società. Perché nel nostro immaginario la bellezza è unica e senza imperfezioni. Pensiamo alle principesse delle favole e dei cartoni animati che hanno accompagnato la nostra crescita: nessuna ha mai avuto brufoli, denti storti o rotolini di ciccia. Per non parlare poi delle donne del mondo dello spettacolo, sempre in forma smagliante e all'ultima moda. Reggere il confronto diventa cosa ardua. Per quanto ciò possa sembrare insensato la verità è che spesso siamo proprio noi ad accentuare i nostri difetti facendoli notare agli altri con un continuo rimarcarli. Bisogna imparare a dare il giusto peso all'aspetto fisico, valorizzare i nostri punti di forza senza lasciarci condizionare dalle imperfezioni, ricordandoci che malgrado quello che trasmettono i media nessuno è perfetto. E se proprio le maniglie dell’amore non vogliono saperne di sparire, in quel caso potremmo sempre incolpare i nostri fattori genetici!
Simona Rotondi |
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