É più probabile vedere galleggiare nel mare una busta di plastica che un alga marina. Quando ci si tuffa in acqua e in lontananza si intravede qualche cosa di sospetto subito si inizia a pensare a una medusa, un pesce o simili, ma la maggior parte delle volte, nella più grande delle delusioni, si scopre che è solo l`ennesimo sacchetto di plastica.
Nell’Oceano Pacifico esiste addirittura una isola di immondizia. Per la grande maggioranza è composta da plastica e ha un diametro di 1.400.000 km². I nomignoli dati a questo isolotto sono tra i più affettuosi: zuppa di rifiuti, gran mucchio di pattume, vortice di immondizia del Pacifico ed effettivamente se lo stile di vita di tutti gli esseri umani non dovesse cambiare drasticamente questo è lo spettacolo paesaggistico al quale dovremmo abituarci nel futuro.
Ogni cittadino europeo usa in media 200 sacchetti di plastica all`anno, di questi pericolosi rifiuti solo il 10% viene riciclato e tutto il resto crea quel pericoloso cumulo di rifiuto impossibile da smaltire che è una delle principali cause del odierno disastro ambientale. Le borse di plastica nasco negli anni ´70. Per la loro rapida diffusione si devono ringraziare i canali di distribuzione gratuita come i supermercati e le attività commerciali. Le buste di plastica sono diventate con il tempo il mezzo più facile ed economico per fare girare marchi, firme, etichette. Una pubblicità facile ed economica dove il prezzo da pagare è semplicemente la sorte del nostro pianeta. Le borse di plastica sono fabbricate con polietilene o con polipropilene, derivati del petrolio, quasi indistruttibili, nei migliori dei casi si necessitano di 4 secoli per la disintegrazione. Nel 2008 sono stati calcolati 3.4 milioni di tonnellate di plastica e nel 2011 il Ministro comunitario del Medio Ambiente ha segnalato il bisogno creare manovre a livello europeo per fermare la contaminazione.
Fino ad ora non si era riuscito a pensare a niente, nessuna maniera alternativa per impedire, negare, proibire tassativamente la distribuzione, la fabbricazione e la messa a disposizione di questa arma bianca. Ma finalmente l`Europa ha dichiarato guerra ai sacchetti di plastica. I Paesi dell’UE dovranno ridurre l`uso delle pratiche ed eterne borse sotto il progetto di regolamento accordato tra il Parlamento Europeo e la Presidenza italiana del Congresso confermata dai rappresentati permanenti degli Stati membri. L’obiettivo è arrivare nel 2018 almeno alla proibizione dei sacchetti di plastica gratuiti, visto che la soluzione dell’abolizione totale è stata vista come troppo ambiziosa e quindi non accettata. L’ennesima prova di quanto quello che decidono le amministrazioni possa essere lento e carente di efficacia, la lotta contro i fabbricanti e i distributori dei sacchetti di plastica potrà essere lunga e più dura del previsto, ma la vera lotta è un altra. Si deve combattere contro la pigrizia e la noncuranza, contro chi crede che un sacchetto in meno o in più non faccia la differenza e contro chi crede possa esserci un futuro non sia. Si faccia spazio alla coscienza, per un mondo atossico e senza plastica.
Annalisa Pellegrino |